Dibattiti filosofici e scientifici sulla geomanzia nel medioevo latino
DOI:
https://doi.org/10.1590/0101-3173.2019.v42esp.03.p31Palavras-chave:
Geomanzia, astrologia, Ugo di Santalla, Gugliemo di Moerbeke, Tommaso d’AquinoResumo
La geomanzia, una disciplina divinatoria importata dal mondo arabo, prosperò nel medioevo latino. Di fronte a tale popolarità traduttori e autori di trattati geomantici, filosofi, teologi e letterati si interrogarono sulla sua validità, sulle sue implicazioni filosofiche e sulla visione del mondo che essa presupponeva. Il presente contributo esamina questo dibattito. In particolare, si ricostruisce lo statuto epistemologico della geomanzia nei suoi rapporti con l’astrologia. Il problema della scientificità della geomanzia viene discusso anche nel contesto dell’azione della causalità celeste sul mondo sublunare. Sono esaminati i ruoli del geomante e dell’interrogante (quaerens) ed è analizzato il concetto di intentio, che rimanda ad un’analisi psicologica peculiare della geomanzia. Caratterizza la geomanzia anche una dimensione rituale fatta di prescrizioni preliminari e di invocazioni da rivolgere alla divinità. Quanto detto impedisce di ridurre la geomanzia ad una semplice tecnica divinatoria; essa appare piuttosto una forma di sapienza rivelata solo al geomante esperto e moralmente degno, che attinge così la conoscenza di eventi futuri e cose nascoste. Da questa breve ricostruzione emerge l’articolata natura della geomanzia, contraddistinta, nella sua originaria versione araba, da una marcata impronta religiosa e da uno stretto, benché ambiguo, nesso con la profezia Islamica.
Recebido: 30/12/2019
Aceito: 30/12/2019
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