GIUSEPPE ZAMBONI INTERPRETE DI KANT
DOI:
https://doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n1.12.p193Abstract
All’interno della Neoscolastica italiana nella prima metà del Novecento, Giuseppe Zamboni (1875-1950) occupa un posto particolare per la sua gnoseologia pura, non molto lontana per alcuni aspetti dall’impianto della fenomenologia husserliana, soprattutto per la sua critica al positivismo e l’attenzione allo sviluppo delle nostre conoscenze a partire dai dati immediati offerti alla coscienza. Zamboni fu tra il gruppo dei primi docenti che diedero vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: nel decennio del suo insegnamento (1921-1932) si occupò a più riprese della Critica della ragion pura di Kant, sia con diversi saggi sulla Rivista di filosofia neoscolastica, sia con un volume di Studi esegetici, critici, comparativi apparso l’anno stesso del suo allontanamento definitivo dalla Cattolica. Dall’esame di tale testo si possono comprendere non solo le ragioni del dissenso, ma anche l’interesse che la sua interpretazione può rivestire oggi. Zamboni rivendica la capacità dell’elaborazione intellettiva dei dati della sensibilità ad opera dell’astrazione disindividuante, il ruolo fondamentale del corpo proprio nella rappresentazione dello spazio e soprattutto la centralità dell’io dei sentimenti e degli atti di volontà, accanto all’io conoscitivo puro dell’appercezione trascendentale kantiana.