SE NON ESISTESSE UN LUOGO DOVE STARE AL SICURO? TERREMOTO E SUBLIME: DAGLI SCRITTI PRE-CRITICI ALLA KRITIK DER URTEILSKRAFT
DOI:
https://doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n1.10.p145Resumo
Lo spaventoso sisma di Lisbona, verificatosi il 1° novembre 1755, non comportò solo incalcolabili devastazioni sul piano socio-economico, ma andò a colpire profondamente tanto l’immaginario popolare (minandone le certezze quotidiane), quanto i savants dell’Europa settecentesca, stimolando un’intensa riflessione (che coprì l’intero spettro dei punti di vista, da quello teologico, a quello scientifico). Il giovane Kant è chiaro exemplum dell’interesse suscitato dall’eccezionale fenomeno tellurico presso gli illuministi: tra il gennaio e l’aprile del 1756, egli dette alle stampe tre brevi saggi interamente dedicati alla descrizione scientifica del terremoto portoghese, saggi che si inseriscono nel contesto degli studi del pensatore di Königsberg riguardanti la filosofia della natura e, nello specifico, l’età, l’origine e la costituzione della terra (oggetto dei saggi del 1754 e del 1755). Con il presente lavoro, si intende portare all’attenzione del lettore quella che pare essere una precisa evoluzione della concezione dell’utilità del terremoto, nel passaggio dal periodo pre-critico a quello critico, in particolare nella Kritik der Urteilskraft (1790). Qui l’Autore pare escludere il terremoto dall’elenco degli eventi naturali catastrofici la cui esperienza, “se ci troviamo al sicuro”, genera nell’uomo il concetto di sublime dinamico (KU, AA 05: 261). Quali sono le ragioni per cui il terremoto non trova spazio in questo discorso? Il sisma perde cioè i caratteri di catastrofe agli occhi di Kant, oppure è giudicato così terrificante da togliere ogni razionalità all’uomo e impedire ogni spiraglio interpretativo?