Kant nel dibattito filosofico e giuridico danese del primo Ottocento.

Autores

  • Ingrid Basso Università Cattolica del Sacro Cuore

DOI:

https://doi.org/10.36311/2318-0501.2019.v7n2.05.p55

Palavras-chave:

Arbitrio, Empirismo, Follia, Imputabilità, Libertà, Moralità, Responsabilità, Utilitarismo, Volontà

Resumo

La cosiddetta disputa-Howitz che si accese a Copenaghen nella seconda metà degli anni Venti dell’Ottocento rappresentò il primo dibattito filosofico autenticamente danese occorso in Scandinavia nel XIX secolo. Il nome si deve al medico legale Frantz Gotthard Howitz (1789-1826) che nel 1824 pubblicò il trattato filosofico-giuridico Su follia e imputabilità. Un contributo alla Psicologia e al diritto, che fu pubblicato in forma di articolo nella Rivista giuridica diretta dal giurista e futuro primo ministro danese Anders Sandøe Ørsted (1778-1860), che nel 1798 aveva pubblicato un trattato sulla dottrina kantiana della libertà, opera considerata oggi il frutto più maturo del kantismo in Danimarca. Quale membro del Collegio di Sanità, Howitz doveva valutare l’imputabilità dei criminali. Nel suo testo egli accusò la giurisprudenza danese dell’epoca di essere fondata sul sistema kantiano della moralità; criticò dunque la concezione kantiana della libertà come capacità di determinare le proprie azioni sulla base di un fondamento puramente razionale. Secondo Howitz l’essere umano non è propriamente dotato di libertà in questo senso, poiché ogni azione umana è necessariamente determinata da un motivo che pesa più di altri e la cosiddetta razionalità altro non è che capacitas motivorum. La libertà dovrebbe essere intesa dalla giurisprudenza come capacitas motivorum, ovvero una libertà che non ha nulla a che vedere con la moralità. Howitz sostiene contro la visione morale kantiana che la stessa moralità nasce e si sviluppa sulla base dell’organizzazione cerebrale. Quando apparve, il trattato di Howitz suscitò immediatamente le reazioni critiche di figure di intellettuali di spicco quali lo stesso Anders Sandøe Ørsted, il teologo e futuro vescovo Jacob Peter Mynster, il drammaturgo e critico letterario Johan Ludvig Heiberg e il filosofo Frederik Christian Sibbern, futuro professore e mentore del giovane of Søren Kierkegaard. L’articolo mira a esplorare i fondamenti filosofici del dibattito e soprattutto il ruolo che ebbe in esso la filosofia morale di Kant.

Recebido / Received: 4.9.2019.
Aprovado / Approved: 28.10.2019.

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Biografia do Autor

Ingrid Basso, Università Cattolica del Sacro Cuore

Ricercatore in Filosofia teoretica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha svolto attività di ricerca all’estero presso il Søren Kierkegaard Forskningscenter dell’Università di Copenaghen e la Kierkegaard Library del St. Olaf College di Northfield, Minnesota. Si è occupata dello studio del pensiero di Søren Kierkegaard in relazione alla crisi dell’idealismo tedesco e in particolare del rapporto tra Kierkegaard e la filosofia dell’ultimo Schelling. Tra le sue pubblicazioni, l’edizione critica di S. Kierkegaard, Appunti delle lezioni berlinesi di Schelling sulla “Filosofia della Rivelazione” [1841-1842]: Bompiani, Milano 2008 e di Id., Il diario del Seduttore. Feltrinelli: Milano 2019 e le monografie: Kierkegaard uditore di Schelling. Tracce della filosofia schellinghiana nell’opera di Søren Kierkegaard. Mimesis: Milano 2007 e Søren Kierkegaard e la metafisica di Aristotele. Un percorso di lettura. AlboVersorio, Milano 2015. È stata visiting professor presso la Bergische Universität Wuppertal (2017) e la Universidade Federal de Juiz de Fora (2019). Collabora con diverse case editrici come traduttrice letteraria dal danese e dal norvegese.

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Publicado

2020-01-14

Como Citar

Basso, I. (2020). Kant nel dibattito filosofico e giuridico danese del primo Ottocento. Estudos Kantianos [EK], 7(2), 55–72. https://doi.org/10.36311/2318-0501.2019.v7n2.05.p55

Edição

Seção

Artigos / Articles